CASA FRANCESCO

 

La casa è operativa dal 2003 su un area di terreno donata dall’ordine Costantiniano e destinata dal Comune di Parma a questo specifico scopo. La Fondazione Cariparma ha fornito un prezioso contributo per la sua realizzazione. Il fabbricato ha una tipologia “a corte” e tutto il piano terreno è destinato alle attività di accoglienza e assistenza degli ospiti. Nelle ali laterali sono dislocate le camere dotate di servizi igienici privati, in grado di accogliere fino ad undici persone ed uno spazio destinato alla socialità, lettura e televisione, mentre nell’ala nord risiedono le attività collettive come la cucina, la zona pranzo, la palestra e le attività amministrative. Parte della casa si sviluppa anche su di un primo piano ad uso abitazione del personale di assistenza ed in un piano interrato destinato ad autorimesse, lavanderia, magazzino e locali impianti. Sono presenti altri due locali: uno adibito ad ambulatorio medico ed uno a studio per terapie psicologiche.

L’èquipe che opera nel servizio è composta dal responsabile della sede, Don Battista Munari, da un medico responsabile sanitario Dott.ssa Paola Gilli, da un’infermiera professionale e da quattro operatori. Il fine ultimo di Casa Francesco vuole essere il reinserimento sociale e lavorativo dei suoi ospiti. Don Luigi sostiene che chi nel suo percorso di vita ha incontrato e sofferto sulla sua persona un grave disagio ha il diritto di risperimentarsi in un contesto ambientale caratterizzato anche dalla piacevolezza dell’habitat. La casa è infatti circondata da un curatissimo giardino piantumato nel quale trova collocazione anche un’accogliente piscina. La vita quotidiana si sviluppa attorno ad un grande patio che svolge il ruolo di punto d’incontro socializzante.

Tale contesto ha il fine di favorire un miglioramento della qualità di vita di chi ha contratto il virus da HIV. Dal punto di vista strettamente sanitario, ovviamente, attraverso una terapia farmacologica costante e personalizzata ma soprattutto dal punto di vista psicologico. Chi accede a Casa Francesco, infatti, è sovente una persona che porta con sé oltre alle difficoltà della patologia, un grande vuoto affettivo, un’esperienza di vita caratterizzata da delusioni, disagi e sconfitte, nonché, spesso, una lunga storia di dipendenza dalle sostanze.

L’ingresso generalmente avviene su proposta di un Servizio. Ad esempio il reparto infettivi dell’ospedale oppure il Ser.T di competenza per coloro che hanno contratto il virus in seguito al percorso tossicomanico.

Al momento dell’ingresso le persone vengono prese in carico globalmente: il medico si fa carico delle problematiche sanitarie correlate alla patologia principale mentre gli operatori ed eventualmente lo psicologo iniziano un percorso di ricucitura delle relazioni affettive e della percezione di sé spesso gravemente compromesse dalle pregresse abitudini. Nel caso in cui le condizioni cliniche dovessero richiederlo si provvede ad effettuare un ricovero ospedaliero protetto.

Grande attenzione è posta anche al poter dare a chi si trova nella fase finale della malattia la massima dignità, accompagnando la persona che si trova nell’ultimo passaggio della sua esperienza di vita in un contesto quanto più familiare ed accogliente possibile.

Dopo un primo periodo in cui gli ospiti si ricostituiscono psicofisicamente, vengono individualmente ricercate tutte le possibili opportunità che possano indurre la persona a rimettersi in gioco in base alle proprie risorse, attitudini e reali possibilità. A tal fine sono spesso offerte varie opzioni di lavoro, studio, impegno sociale, svago e durante il periodo estivo, di vacanza in collina. Particolare attenzione viene dedicata al tentativo di ricostruire o costruire ex novo una rete sociale esterna, condizione che si ritiene indispensabile per far sì che i soggetti in cura possano ridisegnare la propria vita nel modo più autonomo e “protetto” possibile una volta usciti.

Proprietà dell'articolo
creato: venerdì 27 novembre 2009
modificato: venerdì 27 novembre 2009