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LA LIBERTA' DI SBAGLIARE

Ritengo libero l’uomo che, con le proprie scelte, ha acquisito il potere di essere indipendente e di determinare la propria vita come attore, secondo la dignità, il mistero e lo spirito che sono in lui.

Il prigioniero nella dimensione psicologica è colui che con le proprie scelte ha distrutto in sé ogni spontaneità e creatività e si è consegnato, avvinto mani e piedi, alle proprie paure, costrizioni, idiosincrasie, così che non fa mai ciò che vorrebbe fare ma solo ciò che è obbligato a fare, restando imbrigliato tra il “dovrei” e la “colpa”, tra l’insuccesso e l’illusione di non fallire mai.

Purtroppo nella nostra società si è creato un sistema mentale che dà per scontato come l’errore e l’insuccesso siano nemici della vita. Se sbagli, non sei abbastanza in gamba, non diventi un mito e non puoi pretendere che gli altri ti stimino, ti apprezzino, ti accettino, ti amino. Occorre sempre rendere al massimo, dare il massimo, vivere al massimo, osservando rigorosamente quella formula “nati per vincere” che si traduce in competizione, rapidità, efficienza, e successivamente in grandi stress.

Nel mio studio avvicino persone che, affrante, dichiarano:

« Non tollero di commettere errori ».

« Temo molto di deludere gli altri ».

« Non accetto i difetti. Critico le debolezze degli altri ».

« Ho bisogno di tenere tutto sotto controllo altrimenti mi deprimo ».

« Il mio problema è la puntualità, non sopporto il ritardo ».

« Mi costa dire di no. Poi sto male per non averlo detto ».

« Mia madre mi ossessionava con la sindrome della pulizia ».

« Sono un fallimento. Non faccio mai bene niente ».

La cultura popolare ci tramanda due proverbi che si contraddicono e si integrano a vicenda.

Uno dice: “Sbagliando si impara”. L’altro: “Chi sbaglia paga”.

Block da parte sua ironicamente afferma: « Se sbagliare è umano, dare la colpa a un altro ancora di più ».

Come sembra difficile accettare che sbagliare sia compreso nel prezzo di vivere, che l’errore nell’esistenza sia di serie, non un optional. L’errore spesso è un’alternativa che ieri sembrava appropriata e che solo adesso si rivela sbagliata.

È altrettanto difficile poi accettare che gli esseri umani, essendo liberi, vivano un’esistenza scomoda, irregolare, paradossale e che il loro comportamento spesso sia imprevedibile.

È necessario imparare a vedersi non come persone che sbagliano e falliscono ma come persone che si aprono alla vita, che l’affrontano e ne traggono vantaggio sia pure con tutti i propri limiti.

Un essere non è pienamente umano se non è libero e non c’è nulla di più micidiale dell’autodisprezzo. Dopo un errore serve, ma non troppo, domandarsi « perché l’ho fatto?», « come ha potuto succedere una cosa simile?», «perché non l’ho evitato?».

Occorre sopportare il dolore di aver sbagliato e trasformarlo in occasione per diventare più umani. Divenire umani vuole dire praticare la compassione e la misericordia, invece del giudizio e della condanna, questo possiamo realizzarlo solo se si provoca un profondo cambiamento dentro noi stessi. Come conseguenza logica, se non riesco ad essere umano con me stesso, diventa difficile esserlo con gli altri. Come potrò perdonare qualcosa agli altri se non sono capace di perdonare a me stesso? Allora per rendere accettabile l’esistenza, occorre abbandonare la percezione idealizzata di se stessi includendo il limite (l’errore).

Per aiutarvi in questo vi lascio alcuni pensieri su cui potrete meditare:

se non si è liberi di essere se stessi non si può amare

Se non si è liberi di perdonarsi non si può perdonare

Se non si è liberi di sbagliare non si può rischiare e quindi crescere

Se non si vive la libertà non la si può capire.

La cosa più importante non è essere guariti, ma vivere con le proprie infermità (l’abate Galliani).

Se l’inverno dicesse: « ho nel cuore la primavera» chi gli crederebbe? (K. Gibran)

Se chiudete la porta a tutti gli errori anche la verità resterà fuori (R. Tagore)

Bisognava fare festa e rallegrarsi (Luca 15, 32)

 

Scheda pratica per "LA LIBERTA' DI SBAGLIARE"
Note Beppe Sivelli – psicologo, psicoterapeuta e formatore. Presso la comunità Betania svolge attività di formazione, consulenza e sostegno.
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creato: giovedì 4 marzo 2010
modificato: martedì 13 aprile 2010