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Punti di Vista

Riflessioni a partire dalla dipendenza come sintomo che ci interroga

“...la “Generazione X” non e' certo la prima a nutrire buoni motivi per essere depressa. Ma a rendere tanto speciale la sua difficile condizione è il fatto che, per cominciare, una porzione insolitamente cospicua di quella coorte è stata, o sente di essere stata, spazzata via, ed e' rimasta indietro. Particolare e' anche il diffuso senso di confusione, disorientamento e perplessita'.”
Z. Bauman
Curare le carenze e' un occasione di riflessione, perché il lavoro “autobiografico” che tutti i giorni co-costruiamo nei Servizi possa divenire una mappa mentale del mondo che ci circonda. I nostri Servizi, nati da una forte spinta culturale e da coraggiose scelte politiche, oggi sono a rischio di “Normalizzazione”, in un appiattimento nel lavoro di cura che perde il senso di un lavoro che ha valenza sociale. (n.d.r.)
Con il contributo che oggi introduciamo su questa pagina vogliamo iniziare un ciclo di interventi da parte di chi opera nelle Dipendenze Patologiche, a cominciare dalla nostra rete, per invitare a riflettere e a dialogare sui significati del nostro lavoro e sul suo rapporto con la società. 

Premessa

“L’aumento esponenziale dell’informazione disponibile soffoca, invece di migliorare, la comprensione di dove il mondo stia andando e di cosa fare per spingerlo nella giusta direzione. Un tempo la sfida principale era l’ignoranza. Adesso il problema principale è l’eccesso”. Questa citazione in sintonia con l’arte dell’accecamento descritta da P. Virilio invita ad una serio esame prima di accingersi ad aggiungere informazioni in un contesto in cui urge togliere, scegliere, discernere, decrescere per dirla alla Serge Latouche.

D’altra parte è elevato il rischio di esaurire le energie nel cercare soluzioni a problemi contingenti e sempre più complessi (in tempi di crescita dei bisogni e contrazione delle risorse), perché “quando si pattina sul ghiaccio sottile la salvezza sta' nella velocità”, in una sorta di acting. Così ad un livello si ha come riferimento un modello basato sulla mentalizzazione (Fonagy, ecc.) mentre ad un altro si cercano principalmente “soluzioni biografiche a contraddizioni sistemiche o soluzioni locali a contraddizioni globali” Z. Bauman.


Ricerca

Le seguenti sono brevi tracce, citazioni, approssimazioni, possibili riferimenti, spunti per letture e per connessioni ampie tra discipline diverse che, in un mondo alla ricerca di novità continua (novelty seeking elevata), tra micro e macro, come alla ricerca di frattali, seguono il metodo indicato dallo scriba evangelico simile ad un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose antiche e cose nuove (Mt 13,52). Riflessioni a partire dalla dipendenza come sintomo che ci interroga, dalla Comunita' Terapeutica in una società individualizzata, dalle persone in Comunita' sempre più a rischio di esclusione sociale, con uno sguardo dal basso che assuma i poveri come principio del pensare (M. Assenza et al.)

“Va da sé che, se il disagio non è del singolo individuo, l’origine non è psicologica ma culturale” U. Galimberti. Se il sintomo è sensibile alla storia (F. Lolli) allora si deve collocare l’analisi anche al livello del rapporto tra civiltà e disagio per comprendere le forme contemporanee della psicopatologia (M. Recalcati), una delle quali è la dipendenza. La schiavitù contemporanea non risponde più all’imperativo del sacrificio “Devi” ma ad un nuovo imperativo “Godi”. L’oggetto non appare più sullo sfondo di un vuoto, di una castrazione, ma si esibisce nella sua assoluta sovranità. Mancanza della mancanza. Carenza di simbolizzazione, mentalizzazione, funzione riflessiva , affettività mentalizzata. Come nell’arte contemporanea il taglio diventa reale (G. Pane)
dove fallisce il taglio simbolico (L. Fontana), un godimento immediato che pretende di escludere ogni mediazione simbolica dell’Altro… con l’emergere di un’ospite inquietante: il nichilismo. Una società Grande Madre dove si è smarrito “il segno del padre” (P. Ferliga, C Risè), un’eccesso di codice materno e la carenza di una democrazia degli affetti (F. Fornari)… ferite che uccidono e ferite che guariscono.

(Nell'immagine performance di Gina Pane)
 

Allora l’operare quotidiano necessita di analisi (e soprattutto di sintesi) ampie e non solo di iperspecializzazione e di delega all’esperto per non “filtrare il moscerino e ingoiare il cammello” (Vangelo Matteo 23,24), per non curare o maledire i frutti ed annaffiare l’albero. “Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo cavalo e gettalo via da te… se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te…” (Vangelo Matteo 5,29-30) (occhio e mano destra da leggersi in chiave junghiana).

In questa prospettiva è necessario analizzare il potere del consumo V. Codeluppi, i processi di mercificazione della società, di vetrinizzazione sociale, il senso del consumo M. Franchi i falsi idoli e le culture del feticismo L.J. Kaplan, cercando di tenere in relazione crisi del regno vivente, della ragione e del regno umano J.P. Besset. Questo per cogliere il passaggio dal regno di Edipo al regno di Narciso nel contesto della “religione dei consumi”, con i suoi riti, pellegrinaggi e cattedrali G.Ritzer, del “Born to buy” J.B. Schor… da quando lo sfruttamento dei minori era farli lavorare come adulti a quando divenne farli diventare induttori di consumi, come e più degli adulti R. Gatti. In tempi di “fiumi di cocaina”, psicofarmaci stimolanti ma anche di passioni tristi, “fatica di essere se stessi” e del volto postmoderno della depressione (Ehrenberg) è necessario ripercorrere la “storia dell’arroganza” la psicologia ed i limiti dello sviluppo. Hybris e Nemesis L. Zoja.

L’identità oggi è come un vestito che si usa fin che serve, è precaria come tutto nella nostra vita. Identità e comunità si frammentano. Legami e unioni sono considerati cose da consumare anziché da produrre. I legami stabili del tipo “finchè morte non ci separi, nella cattiva e nella buona sorte, in ricchezza e povertà” assomigliano ad una trappola da scansare ad ogni costo (Bauman) e le dipendenze emergono come un lato oscuro, un’ombra collettiva della società. E, ironia dell’epoca, è che gli emarginati dai consumi sono, essi stessi una sorta di iperconsumatore G. Lipovetsky

Se, come afferma R. Gatti, la prevenzione consiste nella “consapevolezza del format” in un tempo in cui il concetto di cittadino finisce per equivalere a quello di consumatore (un consumatore acritico… che crede di essere consapevole e di scegliere ciò che vuole) allora la sfida è cogliere che nella modernità liquida il controllo non si esercita come nei sistemi panottici della modernità solida, ma attraverso la seduzione in quelle che sono state definite le “forme contemporanee del totalitarismo” M. Recalcati. D’altronde già nel IV d.C. Ilario di Poitier scriveva: “dobbiamo combattere contro un persecutore ancora più insidioso, un nemico che lusinga…non ci flagella la schiena, ma ci accarezza la pancia; non ci confisca i beni dandoci così la vita ma ci arricchisce dandoci la morte; non ci spinge verso la libertà mettendoci in carcere, ma verso la schiavitù invitandoci ed onorandoci a palazzo; non ci colpisce il corpo, ma prende possesso del nostro cuore, non ci taglia la testa con la spada ma ci uccide l’anima con il denaro e il potere”.

Legami deboli, che non devono essere vincolanti, epoca del disimpegno; oscilliamo tra obesità e diete e la soluzione individuata consiste nell’aumentare il metabolismo, consumare di più per spendere maggiore energia, il dolore e la morte sono rimossi, il virtuale tende a sostituire il reale. I bisogni indotti, elemento costitutivo del sistema consumistico devono essere immediatamente gratificati, ma immediatamente risorgere più imponenti di prima in un vortice ben assimilabile alle dinamiche della dipendenza. Aumenta l’insicurezza (M. Valcarenghi), la paura liquida (Bauman), che significa essere protetti (R. Castel)? Sicuri da morire (A. Appadurai)?...


Conclusioni

Qual'è la nostra mission nella società dell’usa e getta dove non conviene aggiustare, riparare, dove i rifiuti, gli scarti, l’esubero (il grande fantasma che si aggira nel nostro mondo) di uomini e cose del progresso economico gravano sempre di più (Bauman)? Vuoti a perdere, rassegnarsi alla povertà (Caritas-Fondazione Zancan)?

“Quando Dio chiese a Caino dove fosse Abele, Caino rispose irato con un’altra domanda: "Sono forse il custode di mio fratello?." Il massimo filosofo morale del nostro secolo, Emmanuel Lèvinas, commenta ... "quella rabbiosa domanda di Caino è alla base di ogni immoralità …". Il futuro dei servizi sociali e, più in generale del welfare state non dipende oggi da un affinamento, un irrigidimento o una migliore puntualizzazione delle regole delle classificazioni e delle procedure; né dalla riduzione della varietà e della complessità dei bisogni e dei problemi umani. Esso dipende invece dagli standard etici della società in cui viviamo. Sono questi standard etici a essere oggi in crisi e in pericolo, molto più della razionalità e della diligenza degli operatori sociali.”Bauman.

Vite di scarto (Bauman), pietre di scarto (Tonino Bello)… “la pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo” (Sal 118,22 / Mt21,42). “là dove c’è il pericolo lì c’è la salvezza” (Holderlin). Come dice De Certau “Mai senza l’Altro” perché scartare l’Altro è scartare l’Altro che ci abita. Abbiamo bisogno di “voglia di comunità”, di convivialità delle differenze, di curare le reti (Folgheraiter) ma soprattutto di riscoprire la ricchezza della povertà, di donare la mancanza perché, come diceva Lacan; “amare è dare ciò che non si ha” .

Scheda pratica per "Riflessioni a partire dalla dipendenza come sintomo che ci interroga"
Note Per inoltrare alla redazione eventuali contributi alla Rubrica "Punti di Vista" segreteria: gcapella@ausl.pr.it
Proprietà dell'articolo
autore: Marco Begarani Responsabile - Casa di Lodesana - Fidenza
creato: lunedì 7 luglio 2008
modificato: martedì 9 dicembre 2008